Il metabolismo è definibile come quel complesso di reazioni biochimiche di sintesi/crescita (anabolismo) e di degradazione (catabolismo), che si svolgono in ogni organismo vivente e che ne determinano l'accrescimento, il rinnovamento, il mantenimento.
Il metabolismo quindi è ciò che ci permette di essere vivi in sostanza, grazie alla produzione di energia destinata all’attuazione dei più svariati compiti. A livello didattico classifichiamo fondamentalmente 3 fonti di energia nel nostro corpo: i grassi, gli zuccheri e la creatina fosfato.
Il metabolismo è suddivisibile in due quote: la prima legata al metabolismo basale, la seconda al consumo attivo.
Il metabolismo basale lo possiamo definire come la quantità di energia consumata da una persona sveglia a riposo. Il metabolismo basale è determinato dal funzionamento dei nostri organi per l’espletamento dei singoli compiti. All’interno di questa quota entra anche il lavoro termogenico della muscolatura: infatti i muscoli non servono esclusivamente al movimento o al mantenimento di una determinata posizione, ma sono fondamentali per il mantenimento omeostatico del sistema per quanto concerne la stabilità della temperatura interna quando siamo esposti a basse temperature.
Il metabolismo basale dovrebbe essere maggiore alle 1300 kcal, meglio se superiore alle 1500-1800 kcal. In Internet è possibile trovare calcolatori di questo dato: sottolineo però che questo calcolo è puramente teorico e non rappresenta il reale valore del nostro metabolismo. Corrisponde più al target minimo da mantenere.
Nel momento in cui non siamo più a riposo, il metabolismo cambia in relazione all’intensità dell’attività che stiamo svolgendo. Alcuni studi hanno rapportato la frequenza cardiaca (FC), considerata come identificativo dell’intensità dello sforzo, alla fonte energetica sfruttata. A bassa intensità (60-70% della FCmax) il substrato energetico prevalente è il grasso. Passando a medie intensità, aumenterà la velocità di esecuzione e il metabolismo dei grassi risulta troppo lento per sostenere il lavoro. Saranno quindi impiegati gli zuccheri in situazione aerobica, quindi in presenza di ossigeno (70-80% della FCmax), o anaerobica, in assenza di ossigeno (80-90% della FCmax). Per sforzi ancora più intensi, o all’inizio dell’attività, la creatina fosfato è in grado di sostenere il lavoro cellulare, come se fosse un magazzino di energia subito disponibile.
Il metabolismo però non dipende solo dalla reale attività svolta. Il nostro cervello esamina in ogni istante l’ambiente fuori e dentro di noi, per proteggerci da eventuali minacce, grazie alla Neurocezione. Se vuoi saperne di più relativamente a questa funzione, leggi questo articolo:
Se la nostra Neurocezione stabilisce che siamo sotto minaccia, ordinerà al nostro organismo di liberare zuccheri, molto più veloci ed efficienti a fornire energia per fronteggiare l’eventuale pericolo. Il problema è che questo radar è tutt’altro che preciso e non tarato per il nostro moderno stile di vita. Finisce quindi che suoni l’allarme anche quando il mio organismo in realtà non sta effettuando nessuna attività, e per più volte al giorno. Riassumendo quindi il nostro metabolismo dipende fondamentalmente da due fattori: il primo dall’intensità dell’attività svolta in quel determinato momento; il secondo dal mio stato d’animo (rilassato o sotto stress) di quel momento. Ora che sappiamo cosa incide sull’impiego di un determinato substrato energetico, avremo la possibilità di influenzare consapevolmente il nostro metabolismo: potremmo non vederlo più come condanna ma come risorsa, sfruttandone la sua magia.
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